giovedì 17 novembre 2011

Un angelo...

[...]L'angelo del Giorno stava soffiando a pieni polmoni dentro un cannello lungo e sottile; dall'estremità opposta, una boccia di cristallo si andava lentamente formando. Ogni tanto lo spirito prendeva fiato, si asciugava le labbra grassocce con un batuffolo di nuvola, e poi tornava al lavoro.
"Vedi" disse nonno Gus. "Una volta ultimata, quella sfera circonderà la terra e rifletterà la luce del sole, distribuendola in ogni dove, in modo che tutto brilli e risplenda. E' così sottile che si infrange o si offusca nello spazio di poche ore, e ogni giorno l'angelo deve soffiarne una nuova". "E' un lavoraccio" risposi, fissando la creatura celeste, cicciottella e dalle gote rosse come ciliegie mature. "Ma tu come fai a sapere ogni cosa?"

Il vecchio fece spallucce. "Non ne ho idea. Quando sono arrivato nell'Anticamera, mi sono accorto di avere in testa un mucchio di nuovi pensieri; di informazioni venute da chissà dove. E' un vero mistero, uno dei tanti."
"Allora sei meglio di un'enciclopedia" continuai.
"No; solo gli angeli e le anime più vicine a Dio dispongono del sapere assoluto."
"Ma anche tu sei un'anima" obiettai.
"Sbagliato. Sono un'ombra; mi restano ancora parecchi gradini da salire."
"Ma quando diventerai un'anima, saprai in anticipo i risultati dei campionati di baseball?" chiesi con un tono furbetto. "Questo sì che potrebbe essere utile!"
"Ah non lo so!" sghignazzò il nonno. "Credo però esistano nozioni più importanti."
"Più importanti del baseball?" incalzai.
Gus stava per rispondermi, quando la nostra presenza venne notata. L'angelo del Giorno posò il cannello e ci sorrise. "Posso esservi d'aiuto?" domandò con estrema cortesia. " Non capita quasi mai di vedere un'ombra accompagnata da un mortale."
"La nostra presenza è giustificata e autorizzata dall'importanza della missione" sentenziò il nonno, fattosi improvvisamente serio. "Spirito celeste, dovrei porti una domanda."
Quando rispose, l'angelo sembrò convincente; soprattutto, la sua aureola restò lucente come oro zecchino. Dopo averlo salutato, ci allontanammo in fretta, salendo lungo la scalinata, verso la nuvola successiva.
Prima che arrivassimo alla nuova destinazione, guardai fisso il nonno negli occhi. "Non mi hai ancora spiegato come hai fatto a portarmi fin qui" chiesi tutto d'un fiato. Quell'interrogativo mi tormentava da tempo.
Nonno Gus ricambiò il mio sguardo. "Con l'Amore" replicò. "Da vivo, ti ho sempre voluto molto bene; il nostro legame era ed è fortissimo. Quando, dall'Anticamera, mi sono accorto che ti era successo qualcosa di spiacevole, ti ho chiamato a me con la forza del sentimento che ci unisce e ci unirà per sempre. Il vero Amore, con la A maiuscola, smuove i monti dell'indifferenza e spezza le catene dell'odio. E non muore mai.
Fece una pausa schiarendosi la voce. "Mai, mai e poi mai. Ricordatelo".
Sapevo di non poterlo abbracciare, io un mortale e lui un'ombra, ma ci tentai lo stesso. Questa volta, attraversandolo da parte a parte, odorai l'aroma del suo dopobarba preferito e della sua brillantina.
Qualsiasi cosa, anche minima, pur di sentirmi vicino a lui. [...]
Jonathan Snow "La stella degli Angeli"

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